L’amore materno e le sue possibili derive patologiche. Questo il tema al centro de ‘La madre’, dramma scritto nel 2010 dal francese Florian Zeller e primo capitolo di una trilogia che include anche ‘Il padre’ (2012) e ‘Il figlio’ ((2018).
Lo spettacolo, interpretato da Lunetta Savino, va in scena mercoledì 21 febbraio (ore 21) al Teatro Duse di Bologna.
Lunetta Savino è Anna, madre ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente in cui le realtà si sdoppiano, creando una costante illusione di autenticità su tutti i piani narrativi. Nella sua mente di madre si affastellano sequenze oniriche e situazioni iperrealistiche. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna non solo come abbandono del nido, ma come un vero e proprio tradimento, a cui si aggiunge la decadenza dell’amore coniugale, in realtà in atto da tempo.
Il mondo di Anna appare, così, un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio sul quale riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore, non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione?
Il tono da black comedy iniziale, che suscita in principio più di un sorriso, si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né vero sogno, né banale realtà, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi sembra impossibile. Alla regia Marcello Cotugno. In scena anche Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino.