Anche nel campo delle criptovalute, è in atto una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti d’America. Infatti, se il colosso statunitense Facebook ha lanciato Libra come criptovaluta, la Cina ha prontamente risposto con la nascita dello yuan digitale. In mezzo a questo confronto tra giganti, si trova a dover affrontare la questione anche l’Unione Europea. Non a caso, il capo della BCE Christine Lagarde, recentemente, ha lasciato chiaramente intendere come anche la Banca Centrale Europea stia valutando attentamente l’emissione di una propria valuta digitale, con il fine di poter rispondere in modo efficacemente alla tendenza al ribasso nell’utilizzo del denaro contante.
A riprova che yuan digitale, Libra e Bitcoin stiano interagendo e, per molti aspetti, scuotendo l’interno mondo della finanza, vi è il fatto che la BRI, cioè la Banca dei Regolamenti Internazionali con sede a Basilea e di proprietà di 60 banche centrali, ha lanciato una iniziativa per creare una valuta digitale della banca centrale da utilizzare tra le banche. Perciò, se da un lato il lancio dello yuan digitale ha accentuato la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti d’America, d’altro è risultato essere di forte stimolo per far comprendere meglio come l’Unione Europea si trovi in una posizione molto buona per creare una moneta di banca centrale digitale di questo tipo.
A differenza dei tentativi di lanciare valute digitali in paesi relativamente piccoli, come la Svezia, le dimensioni e il peso dell’Unione Europea combinate, assicurerebbe la fattibilità a lungo termine di questo ardito progetto.
Yuan Pay Group, è un utile punto di riferimento.
Quindi, è alquanto evidente che, anche, le autorità europee di regolamentazione stiano sempre dimostrando un atteggiamento positivo e una apertura nei confronti delle valute digitali. La Francia, per esempio, si è affermata come uno dei principali hub per le aziende fintech. L’Autorità per i Mercati Finanziari, cioè l’AMF, ha preso l’iniziativa di creare un dipartimento per regolamentare rigorosamente il settore.
Il Regno Unito ha anche stabilito un ambiente normativo accogliente, lanciando la prima “sandbox”, ossia uno spazio prammatico in cui le aziende possono testare i servizi, senza sperimentare immediatamente tutti i vincoli normativi associati alla loro attività. Il successo del progetto ha portato già più di 13 Stati membri dell’UE, ad
adottare “sandbox” sperimentali simili o centri di innovazione, dedicati esclusivamente alle fintech. Dopo Libra e lo yuan digitale, i vantaggi di una valuta digitale europea emessa dalla banca centrale hanno, dunque, trovato una risonanza più forte con i decisori politici europei. Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia e delle Finanze, ad esempio, è uno di più convinti sostenitori che sta chiedendo alla Banca Centrale Europea di accelerare il loro pensiero nei confronti di una valuta digitale pubblica.
Le ragioni di questo approccio sono chiare. Infatti, come è noto, l’uso del contante è, linea generale, in continuo declino, così come è evidente che le transazioni finanziarie si svolgono ora a un ritmo rapido tra diverse parti del mondo piuttosto che in piccole comunità localizzate. Una valuta digitale centralizzata, oltretutto, ridurrebbe gli elevati costi di transazione inerenti all’attuale sistema finanziario e accelererebbe significativamente queste transazioni. Una valuta digitale fornirebbe, per di più, un migliore accesso ai finanziamenti per i cittadini. Una cifra che la banca mondiale stima a 1,7 miliardi di dollari a livello globale.
Se la domanda di una moneta digitale è diventata evidente, la forma che prenderà lo è meno. Deve aver luogo un dialogo considerevole tra le varie parti interessate sulla forma esatta che questa moneta dovrebbe assumere, ovvero dovrebbe avere un tasso di interesse, dovrebbe essere anonima, dovrebbe agire in aggiunta o al posto dei depositi bancari? Queste sono tutte domande chiave a cui i responsabili politici dovranno rispondere.
In ogni caso, una moneta digitale della banca centrale, andando a concludere, aumenterebbe l’efficienza dei servizi di regolamento e compensazione che le banche centrali forniscono alle banche commerciali, con risparmi significativi tanto per i fornitori di servizi, quanto per i consumatori.