Per una cella del Casteller che si libera, un altro orso sarà catturato e imprigionato alla prima occasione.
L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), pur apprezzando la generosa offerta d’aiuto della Fondazione Brigtte Bardot, preoccupata – come tutti gli amanti degli animali – per il destino degli orsi reclusi nelle celle del Casteller, invita a riflettere.
Se un orso uscirà dalla sua cella, un altro vi entrerà alla prima occasione. La liberazione di un orso dal Casteller, ormai saturo, non cambierà la fallimentare gestione del progetto Life Ursus condotta dalla Provincia autonoma di Trento a colpi di ordinanza di cattura, e talvolta di abbattimento, in spregio allo stesso Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace). Una gestione senza alcuna base etologica e scientifica.
«Alla prima occasione in cui un orso si mostrerà confidente o una mamma cercherà di proteggere la prole da escursionisti imprudenti, arriverà l’ennesima ordinanza di captivazione del presidente Maurizio Fugatti», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «La soluzione sta, ripetiamo, nella prevenzione. A tutela delle greggi, delle fattorie e delle persone, auspichiamo che siano finalmente messi in atto gli efficaci strumenti di dissuasione, altrove utilizzati con successo e molto meno costosi del mantenimento in cattività degli orsi. Tra l’altro, la loro reimmissione in natura sarebbe possibile, come di recente dichiarato dal professor Franco Tassi, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per oltre trent’anni».