Gli adolescenti spesso non verbalizzano a parole il proprio dolore. Molte volte, dietro ad atteggiamenti apparentemente spensierati o disinteressati, si nasconde tanta sofferenza che i ragazzi tengono per sé e che non comunicano a nessuno. È bene però fare attenzione e non sottovalutare gli sbalzi d’umore e i cambiamenti nelle condotte perché possono segnalare una problematica che va al di là dei comportamenti fisiologici tipici della fase di sviluppo.
L’agonia di Lorenzo è iniziata il primo anno di liceo scientifico. L’allora 14enne smette di mangiare e perde velocemente molti chili. Due anni più tardi i genitori lo fanno ricoverare in un centro di Brusson, in Valle d’Aosta. Qui il giovane prende nuovamente peso e le cose sembrano andare meglio. Ma la situazione precipita con gli esami di maturità e poi con la scelta dell’università.
Ormai 18enne, Lorenzo può scegliere se farsi curare o meno. I genitori non possono avere più controllo su di lui e la malattia si insinua con maggiore forza nella mente e nel corpo del ragazzo fino a portarlo alla morte nella sua camera da letto. “Abbiamo fatto di tutto per aiutarlo – ha detto la mamma – Questi ragazzi devono essere curati e non tutti possono permettersi centri privati. Le istituzioni devono muoversi: prima con la prevenzione nelle scuole e poi investendo nella sanità. Mancano anche i percorsi di sostegno alle famiglie”.”Abbiamo fatto di tutto per aiutarlo, ma non è stato abbastanza.
La legge non ci ha aiutato”. Sono distrutti dal dolore Fabio Seminatore e Francesca Lazzari, i genitori di Lorenzo, che lo scorso 3 febbraio è morto a Torino, città in cui vive tutta la famiglia, a causa dell’anoressia, un male oscuro che lo aveva colpito sei anni fa e dal quale non è mai guarito, nonostante le rassicurazioni che lui stesso ripeteva alla mamma e al papà. I quali, ora, vogliono raccontare a tutti la sua storia affinché quello che è successo non resti vano.
Nonostante la malattia, Lorenzo coltivava le proprie passioni. Prima fra tutte, la musica. Amante della trap, amava scrivere canzoni per poi pubblicarle su Youtube facendosi chiamare “Once the killer”. Una passione che probabilmente lo aiutava a mettere nero su bianco il proprio malessere.