Un team di scienziati marini di tutto il mondo si è recato in Antartide nel 2016 per conoscere i misteriosi ecosistemi sotto le sue vaste piattaforme di ghiaccio, effettuando un carotaggio del ghiacciaio Filchner-Ronne, anche per mezzo di riprese video.

Gli scienziati hanno perforato i 900 metri della piattaforma di ghiacciaio catapultandosi fino al fondale oceanico. Invece di trovare il fango, si sono trovati casualmente a colpire un masso grigio roccioso che ha quindi ostacolato, in teoria, l’obiettivo di ottenere un buon campione.
Una volta visionato il filmato in un laboratorio di Cambridge, si è avuta la grande sorpresa! Il video ha rivelato infatti che quella roccia era ricoperta da strane creature simili a spugne marine non ben identificate. I ricercatori sono rimasti scioccati, perché tutto ci si attendeva fuorché un esito simile.
Vita inospitale così in profondità sotto il ghiaccio
Le condizioni sotto la seconda più grande piattaforma di ghiaccio antartica non sono esattamente ospitali per la maggior parte delle forme di vita. Le temperature rimangono ben al di sotto dello zero fino a 28 gradi Fahrenheit (meno -2,2 gradi Celsius), ed è costantemente buio.
Sarebbe quindi un posto teoricamente inospitale per la vita, quegli animali non dovrebbero trovarsi lì. Ma allora come è possibile tutto questo? È noto che alcuni organismi riescono a raccogliere sostanze nutritive dalle fusioni glaciali o sostanze chimiche dalle infiltrazioni di metano.
Nel caso di queste strane creature ci troviamo quasi un chilometro sotto il ghiaccio: non ci arriva la luce solare e questo escluderebbe la presenza di organismi fotosintetici che possano far da nutrimento alle spugne. Non è possibile fare a meno di interrogarsi come sia possibile la vita in tali condizioni.
Le ipotesi possibili sono variegate: per esempio, queste spugne potrebbero avere un ciclo vitale lunghissimo (in Antartide sono state trovate con più di 10.000 anni di vita) e lentissimo, tanto da nutrirsi una volta all’anno, o addirittura al secolo, in quelle rare occasioni in cui si trovano un po’ di nutrienti dal mare aperto.
Ancora più incredibilmente, gli scienziati del laboratorio hanno immediatamente riconosciuto che gli animali erano alimentatori di filtri, che mangiano filtrando la materia sospesa e le particelle di cibo dall’acqua.
Le spugne vivevano a 260 chilometri di distanza dall’oceano aperto da dove doveva provenire il cibo. Non avrebbero potuto viaggiare per trovare cibo da altre fonti, perché erano attaccati al masso con piccoli steli carnosi.
Griffiths, l’autore principale dello studio, assieme al suo team di scienziati non riescono ancora a capire come esattamente questi animali siano riusciti a ottenere cibo sufficiente per sopravvivere. Sperano di saperne di più sulle bizzarre creature, ma bisognerà andare ancor più in profondità sotto il ghiaccio.
L’opportunità per studiare questi ecosistemi potrebbe chiudersi. Poiché le acque si stanno riscaldando, molte piattaforme di ghiaccio nell’Antartico rischiano di collassare in mare. Ciò include anche quello sotto cui vivono le spugne, la piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne.