Filippo Salamone, la storia di un imprenditore uscito dall’incubo dell’estorsione grazie allo Stato e alle associazioni antiracket. Da oggi la sua motonave “Sweet Harmony” si chiama anche “SOS IMPRESA”
Un segnale di positività in un momento storico come quello che sta vivendo il nostro Pianeta, soprattutto in considerazione di come Cosa Nostra sta approfittando delle difficoltà che stanno vivendo i nostri imprenditori, agendo sulle fragilità che costringono questi ultimi a soccombere.
È quello che giunge da Francesco Salamone, milazzese di origine, che dall’età di 8 anni porta avanti l’attività di pescatore insieme a suo padre e ai suoi fratelli. È grazie ai Carabinieri e al Prefetto di Messina, la dott.ssa Maria Carmela Librizzi, ma anche ad associazioni antiracket come “Sos Impresa – Rete per la legalità” che è riuscito a reagire denunciando i suoi estortori.
«La mia storia ha inizio nel 2002 – racconta Salamone – quando, nonostante le difficoltà nel settore della pesca ma anche la stanchezza fisica di una vita di sacrifici, io e la mia famiglia abbiamo deciso di investire nel settore del turismo. Abbiano così deciso di costituire la società “Navisal Srl”, impegnando tutti i nostri risparmi e ottenendo un mutuo, quindi progettando e acquistando la motonave “Solo d’Oro“. Questa iniziativa ci ha permesso di mandare avanti non soltanto tutte le famiglie di noi fratelli, ma anche di dar lavoro a tante altre persone che, come noi, hanno deciso di lavorare duramente dall’alba a notte fonda in questo nuovo settore del turismo, facendo la spola tra Milazzo e le Isole Eolie e organizzando varie gite turistiche».
Un progetto andato avanti, sia pur tra mille fatiche, fino a una fatidica notte del dicembre 2014, quando ebbe inizio a un incubo.
«La motonave veniva integralmente demolita da un vile attentato incendiario per il quale hanno utilizzato 200 litri di benzina, cosi come rivelato da un collaboratore di giustizia. Andavano in fumo tutte le fatiche e i risparmi di una vita – prosegue il racconto dell’imprenditore – , così come il lavoro di 10 famiglie. Ricordo ancora oggi le colonne di fuoco, impetuose come la paura e la disperazione che si leggeva negli occhi di noi tutti. Sin da subito manifestammo i nostri sospetti alle Autorità locali che tempestivamente presenziarono sui luoghi. Sospetti poi confermati dagli sviluppi giudiziari».
L’attentato era, infatti, figlio di logiche estorsive provenienti dal clan del luogo, a cui Salamone aveva decido di non piegarsi.
«Supportato dal mio legale di fiducia, ho potuto conoscere Francesco Arcadi, presidente della locale associazione antiracket, e subito dopo anche Giuseppe Scandurra, oggi vicepresidente nazionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità”. Grazie a loro io e la mia famiglia abbiamo potuto ritrovare la speranza, quella che ci ha fatto credere che avremmo potuto vincere contro questo vile sistema, che l’onesta e il duro lavoro ha sempre la meglio rispetto al resto. Basta crederci».
È comunque, grazie al sostegno delle associazioni antiracket del territorio che Salamone e quanti gli stavano attorno, hanno potuto reagire, rialzandosi per ricostruire la lora azienda ripartendo dalle ceneri della nave ormai distrutta.
«Credendo nello Stato e fiduciosi nella legislazione che tutela le imprese colpite da queste gesta vili, abbiamo fatto fronte, indebitandoci, all’acquisto di una nuova nave, cercando di ripartire senza perderci d’animo. Oggi che il nostro sacrificio ha avuto risposta con un significativo gesto da parte dello Stato, mi sento in dovere di riconoscere il giusto merito a tutti coloro i quali ci hanno dato fiducia, invitandoci a non perdere mai la speranza e soprattutto di gridare a gran voce quanto sia utile e giusta la Legge 44 del 1999, norma emanata a tutela e favore delle imprese vittime di estorsione e usura. Mi sento in dovere di ringraziare a gran voce chi, sin da subito, ci ha supportato facendoci sentire forte la presenza dello Stato, insieme a un sopporto morale che ci ha aiutato a non arrenderci agli eventi devastanti che ci hanno colpito.
Non dimenticherò mai la grande emozione provata nel 2016 durante la mia testimonianza all’incontro delle Associazioni Antiracket nazionali, tenutasi presso la Base della Marina Militare, nella zona falcata di Messina, alla presenza del Comandante Generale dei Carabinieri, Gen. Tullio Del Sette, e i massimi vertici istituzionali nazionali. Dopo aver raccontato con grande emozione la mia storia, le lacrime agli occhi, mi sono stretto in un abbraccio forte con il Comandante provinciale dei Carabinieri di Messina, il Colonnello Mannucci Benincasa e il Comandante della Compagnia di Milazzo, il Capitano Ruotolo.
Con me, il sempre presente e ormai considerato un fratello, Pippo Scandurra. È li che ho sentito che la mia famiglia si era allargata ai Carabinieri e alla Rete per la Legalità. Ma soprattutto, non ultimo, mi sento di dare il giusto e grande riconoscimento allo Stato, per aver dimostrato di esserci sempre, dando risposte cosi significative a noi cittadini onesti e lavoratori. Per questo sentimento di riconoscenza che provo e che mi riempie il cuore di gioia, sento il bisogno di farvi sapere che in qualsiasi momento, luogo o tempo io ci sono e ci sarò. Da oggi la mia motonave, in aggiunta al suo nome “Sweet Harmony“, presente nei registri navali, sarà per tutti “SOS Impresa”, la nave della Rete per la Legalità.