La percentuale di donne impegnate nella ricerca in Europa “e’ cresciuta rispetto agli anni 50-60 o 60-70” e oggi “rappresenta il 38%” del totale. C’e’ pero’ una differenza tra le discipline umanistiche, “dove le donne sono una maggioranza”, le Scienze della vita, dove sono circa il 50% e la matematica, “dove la percentuale e’ ancora molto bassa”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo della Ricerca, Jean-Pierre Bourguignon, nell’incontro sulle differenze di genere nella scienza organizzato a Trieste da Scuola internazionale di studi superiori avanzati (Sissa) e Centro internazionale di fisica teorica (Ictp).
In Italia, ha osservato Bourguignon, c’e’ “una percentuale ragionevole di donne nella scienza”, il Paese “e’ in linea con il resto d’Europa” e “in termini di distribuzione per discipline non vi e’ una differenza rispetto ad altri Paesi europei”. La situazione migliore – ha aggiunto – si registra nei Paesi del Nord.
Per affrontare il gap di genere “sarebbe meglio investire di piu'”, ma non a pioggia: per Bourguignon gli investimenti vanno accompagnati a “soluzioni mirate di lungo periodo”. Rimane dunque un problema culturale e “bisogna identificare tutti gli ostacoli per eliminarli”.
Parlando poi di “open science” rispetto alla politica europea, Bourguignon ha sottolineato che occorre “rendere accessibili le pubblicazioni e tutta la comunita’ scientifica sta manifestando il suo supporto a riguardo, anche la Commissione Europea nel programma quadro”.