Pubblicato il: 29/10/2019 15:48
C’era una volta il focolare. Oggi quella che può apparire la più antica e tradizionale forma di riscaldamento delle nostre case, legna da ardere e pellet, rappresenta una delle più importanti risorse per combattere il cambiamento climatico e una delle soluzioni più avanzate per ‘scaldarsi senza scaldare il pianeta’. Eppure sono in pochi a conoscere la realtà del ‘calore che nasce dal legno’, nonostante i numeri.
Partiamo dal riscaldamento climatico. Tutti sanno che, per combatterlo, è necessario passare dalle energie fossili (petrolio, carbone, gas) alle energie rinnovabili, e che l’Europa vuole diventare leader mondiale in materia di rinnovabili raggiungendo entro il 2030 almeno il 32% di energia proveniente da rinnovabili. In pochi però sanno che il legno è di gran lunga la prima tra le energie rinnovabili.
In Italia è il 34% di tutte le fonti rinnovabili (elettrica, termica e per i trasporti), seguita da energia idroelettrica (18%), pompe di calore (12%), fotovoltaico (9,5%), eolico (6,7%). Nel mondo e in Europa la percentuale di energia rinnovabile prodotta dal legno è ancora più alta. Ciò significa che dai boschi nasce una fonte di energia senza la quale combattere quella che viene chiamata “emergenza climatica” sarebbe impossibile.
E qui si apre un secondo capitolo: i boschi. Usare la legna come fonte di riscaldamento danneggia il patrimonio boschivo? Molti lo pensano, ma è vero il contrario. In Italia i boschi sono in costante aumento (dal 1936 al 2015 la crescita è stata del 72,6%). Ma per valorizzarli bisogna gestirli e non abbandonarli. Una foresta gestita determina un risparmio di CO2 dieci volte di più di una non gestita.
In Italia quanta legna tagliamo? Poca. Nel nostro Paese infatti preleviamo meno legna di quanto potremmo con una stima dal 18 al 37% di quanto il bosco ricresce, mentre in Europa meridionale la media è del 62-67%. Questo accade perché abbiamo troppi boschi abbandonati. Ma quanti sono in Italia a usare il legno come fonte di riscaldamento? Molti: è infatti la seconda fonte di riscaldamento per le famiglie italiane dopo il metano (21%). Sicuramente la ragione è anche nei costi: legna, pellet e cippato hanno un costo medio di 45 euro/megawattora, quasi la metà del metano (85 euro) e un terzo del gasolio (143 euro). Senza contare gli incentivi ai privati che hanno la finalità di aumentare l’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.
Le stufe inquinano? Qui entra un altro aspetto fondamentale: è vero, le vecchie stufe sono inquinanti, e molto. È come se fossero delle automobili euro 0 o euro 2. Ma l’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante con apparecchi che abbattono le emissioni fino all’80% e che sono identificati con un numero di stelle che va da 2 a 5: più stelle significa meno emissioni, maggiore efficienza (ossia più calore con minori sprechi e minori costi), quindi aria più pulita. Ecco perché per combattere l’inquinamento è fondamentale la rottamazione delle vecchie stufe per sostituirle con apparecchi a legna e pellet di nuova generazione.
Per farlo esiste il Conto Termico, ossia il sistema di incentivi, che coprono fino al 65% delle spese, che promuove la sostituzione di vecchi apparecchi (a gasolio o biomasse) con caldaie, stufe e camini a legna e pellet più avanzati. Quello dell’innovazione tecnologica è un altro aspetto sorprendente anche rispetto ai dati economici: il 70% delle stufe a pellet usate in Europa sono made in italy, una eccellenza italiana tra le meno conosciute. Il mondo del “focolare”, insomma, non è più quello di una volta, è meglio.
Farla conoscere meglio significa valorizzare un’energia senza la quale sarebbe impossibile combattere l’emergenza climatica. Per questo associazioni ambientaliste come Legambiente e Kyoto Club, insieme all’Unione dei comuni di montagna (Uncem) e associazioni del settore come Aiel, hanno voluto lanciare una campagna di informazione rivolta a tutti i cittadini italiani chiamandola ‘L’Italia che rinnova’. Lo slogan ne riassume bene l’obiettivo: “scaldarsi senza scaldare il pianeta”.
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