Quanto è giusto esporre in televisione le fasi più scabrose di un processo per fatti violenti? Il dibattito è tornato a infiammarsi quando la tv francese ha deciso, proprio alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (oggi, 25 novembre) istituita dall’Onu, di trasmettere l’interrogatorio in Lituania del cantante Bertrand Cantat. Che descrisse di fronte alla corte il modo in cui aveva ucciso la compagna, l’attrice Marie Trintignant, figlia del mito del cinema francese Jean Louis Trintignant e della regista e produttrice Nadine Trintignant. Era il 2003 quando il litigio in albergo tra i due degenerò nel pestaggio furibondo di Cantat che mandò in coma l’attrice, morta sei giorni dopo. Un fatto che, anche per la celebrità dei nomi coinvolti (Cantat era all’apice della fama come leader della band Noir Desir) sconvolse l’opinione pubblica internazionale. Tornato sulla bocca di tutti per lo speciale tv che ripercorre quei fatti. Rivelando dinamiche esemplari di cosa debba essere distrutto una volte per tutte, se si vuole fermare il femminicidio e l’odio violento tra sessi figlio spesso di una logica da “tu mi appartieni”.
Il video della deposizione di Cantat di fronte al giudice
“Lei era squilibrata, violenta, un animale da festa”
Lo speciale mandato in onda dal canale francese M6 ha messo al centro della rievocazione dei fatti quanto dichiarò Bertrand Cantat di fronte al giudice dopo l’arresto nel 2003: “Lei diventò aggressiva, isterica, mi diede un colpo al viso e mi prese per il collo. Mi prese una rabbia nera e cominciai a colpirla. Non colpi leggeri, non posso mentire, colpi forti 4, 5, 6 dei quali fortissimi, usavo entrambe le mani e avevo degli anelli”. Poi lo spintone di lui che scaraventò Marie Trintignant sul divano, ma lei cadde scomposta battendo con violenza il capo sul pavimento. La donna, completamente livida in viso e priva di coscienza, si trovava nella stanza d’albergo con Cantat quando suo fratello Vincent Trintignant arrivò preoccupato e propose di portarla al pronto soccorso. Ma il cantante per sei ore ostentava calma, insistendo che la si lasciasse dormire e sostenendo che con un’aspirina si sarebbe rimessa in forma.
Nello speciale tv a destare scalpore sono state le parole di Xavier Cantat (fratello di Bertrand, ex marito della ministra francese Cecile Dufloy) e di Ann, sorella dell’artista poi morta nel 2018. Secondo i due Marie Trintignant era una “squilibrata con una reputazione fragile e violenta, consumava spesso alcol e droga leggera, nell’ambiente dello spettacolo si diceva che era una buona per fare festa”. Argomentazioni presentate per cercare di ridurre la portata dell’omicidio (anzi, femminicidio) commesso da Betrand Cantat.
Se la coppia diventa una palestra di violenza
Il referto medico all’arrivo in ospedale di Marie Trintignant descriveva una situazione disperata: enormi lividi sul volto, specie sulla parte sinistra, una ferita sull’arcata sopracciliare dovuta ad oggetti contundenti (gli anelli indossati da Cantat) e la distruzione del setto nasale a causa di colpi particolarmente violenti, almeno una ventina. Arrestato a Vilnius, in Lituania, dove la coppia si trovava perché l’attrice era stata chiamata a interpretare Colette, Cantat venne poi estradato in Francia e condannato a 8 anni di carcere, dal 2007 godette della semilibertà e dal 2010 è un uomo libero. Ha provato a tornare a far concerti ma gli è diventato difficilissimo per l’azione di denuncia pubblica dei genitori della Trintignant e per le proteste del pubblico. La tv francese sostiene per vie legali che la diffusione del materiale video è possibile perché di interesse pubblico e perché proveniente da un Paese straniero, che aveva disposto quelle riprese in modo che non ci fossero possibilità di ritrattazione da parte del femminicida.
L’amore e il sesso confusi con la smania di possesso
Una storia esemplare in una giornata simbolica, quella odierna, in cui il tema della coppia diventa palestra di violenza (di qualsiasi tipo sia, certo, ma con un lungo elenco di precedenti in cui l’uomo uccide la donna). L’amore e il sesso vengono confusi con l’esercizio di possesso dell’altra persona e quando questa si allontana, nella mentalità maschilista che poi arriva alla sopressione fisica, quella “proprietà” va distrutta. C’è di mezzo una questione culturale e di educazione grande così. Finché non verrà risolta non basteranno denunce e processi a far terminare questo orrore che ci riguarda tutti.