Tra vendemmia anticipata e attese positive nonostante le emergenze
climatiche degli ultimi mesi, come di consueto sarà il vino il grande protagonista
dell’autunno. Ma quali elementi caratterizzano oggi questo mercato, a due anni dalla
pandemia, e che numeri vanno tenuti in considerazione se si vende vino online o offline?
A rispondere è isendu (https://isendu.it/), startup italiana specializzata nell’automazione
della logistica, che ha stilato una serie di consigli utili a chi vuole avere successo
aprendo un’enoteca virtuale.
Se è vero che la medaglia d’oro alla vendita online è ancora nelle mani del Regno Unito,
l’Italia registra un’ingente crescita dei proventi dopo il 2020, mentre Growth Capital
stima che il canale digitale diventerà sempre più centrale nella vendita e acquisto di vino e in
generale di bevande alcoliche. Oggi il valore totale del vino, online e offline, è pari a € 14
miliardi (UK 15,8) in Italia, dove si registra il Cagr più alto di tutto il continente: 7,9%.
Infine, conclude l’analisi, entro il 2025 il vino nostrano varrà fino a € 19 miliardi, cifra che
ci porterebbe al secondo posto del podio dopo la Francia (€ 20 miliardi).
“In questi ultimi anni stiamo assistendo a un esponenziale aumento delle vendite online di
vini, dovuto in primis all’alta qualità dei produttori nostrani e alle possibilità che questo
canale può offrire. Vendere online, infatti, permette di ampliare notevolmente il range di
potenziali acquirenti, raggiungendo più facilmente i clienti stranieri, ma rischia di mancare di
esperienze e rapporto umano – commenta Marco Pericci, Head of Growth di isendu – in
isendu lavoriamo proprio per colmare questo gap, sottolineando l’importanza dello scambio
umano anche online, per far sì che le vendite di un produttore o rivenditore diventino il driver
di crescita sostenibile per tale business, attraverso quella che nel nostro settore si chiama
customer retention”.
Cinque punti da tenere a mente per aprire un’enoteca digitale
Ecco quindi i 5 consigli della startup per aprire un’enoteca online, assicurandosi il successo
della propria impresa digitale, senza tralasciare niente.
● Non dimenticare mai che, proprio come nel mondo fisico, il cliente ha bisogno di
attenzione e considerazione: quando si sceglie di aprire un’enoteca online, una
parte del lavoro dovrà essere dedicata al customer care e alla presenza di un
intenditore pronto a soddisfare richieste ed esigenze dell’utente, proprio come
accadrebbe in un negozio;
● Uno dei vantaggi di acquistare vino online è la comodità e la velocità che questo
implica: è importante, quindi, che l’e-commerce sia all’altezza di questi requisiti,
garantendo un layout semplice e intuitivo, nonché un customer journey piacevole e
che invogli a tornare;
● Oltre alla qualità del vino e del servizio, occorre dedicare attenzione
all’amministrazione del proprio shop online, proprio come se fosse un negozio
vero. Per esempio, occuparsi di tutti gli adempimenti burocratici, tra cui: l’apertura di
una Partita Iva e l’iscrizione alla Camera del Commercio, se l’attività non è correlata
a un’azienda esistente, iscrizione all’INPS e la SCIA per lo sportello unico delle
attività produttive (SUAP);
● Mai dimenticarsi di utilizzare strumenti di comunicazione come newsletter e
conversazioni con gli acquirenti per aggiornarli su prodotti, offerte e bundling,
aiutandoli in maniera consulenziale nella scelta del miglior acquisto per le loro
esigenze (questo, infatti, è un aspetto che ha decretato il successo di diverse attività
online);
● Molto importante, infine, fornire le informazioni legate al diritto di recesso, tutti
elementi di precisione e chiarezza che contribuiscono ad aumentare il senso di
fiducia nel cliente.
“È evidente che aprire un’enoteca digitale in questo momento possa rivelarsi una svolta per
un produttore, sia per le possibilità di incremento del capitale sia per l’allargamento del
target potenziale. Dal nostro punto di vista, questo è uno dei momenti migliori per affacciarsi
a questo tipo di business, a patto che venga impostata una strategia di vendita a monte, che
il mercato venga studiato in profondità e che non ci si dimentichi mai del fattore umano
dietro a ogni transazione” conclude Lando Barbagli, CEO di isendu.