Dei ricercatori della Washington University, insieme allo psicologo italiano Andrea Stocco, hanno dimostrato la possibilità di mettere in comunicazione più cervelli tra loro creando il primo social network di cervelli del mondo, BraiNet
La magia non esiste, ci dicevano quando eravamo piccoli, solo nelle fiabe possono succedere certe cose. Ma in fondo noi non abbiamo mai smesso di crederci. Una parte di noi è disposta ad accettare l’inverosimile perché, saggiamente, è a conoscenza del fatto che tutto si trasforma costantemente. Proprio la scienza, che dovrebbe per sua natura smentire i voli pindarici della fantasia più sfrenata, fa di quella stessa fantasia un motore propulsore delle proprie teorie e scoperte. Accade che spesso le convinzioni più radicate crollino e lascino spazio allo stupore e alla meraviglia. La magia esiste eccome, insieme a una serie di fenomeni che credevamo degni dei migliori racconti di fantascienza.
Telepatia, sinergie cerebrali, comunicazione non verbale. Dei ricercatori della Washington University, insieme allo psicologo italiano Andrea Stocco, hanno dimostrato la possibilità di mettere in comunicazione più cervelli tra loro creando il primo social network di cervelli del mondo, BraiNet. Servendosi di apparecchiature comunemente utilizzate in campo medico, quali l’elettroencefalogramma e uno stimolatore transcranico, i ricercatori hanno “messo in rete” tre cervelli con il compito di farli giocare a un videogioco simile a tetris. I tre cervelli hanno collaborato a distanza per raggiungere il comune obiettivo di vincere il gioco. L’esperimento ha visto la partecipazione di sei soggetti, tre mittenti e tre riceventi, posizionati a distanza tra loro in modo che non potessero interagire fisicamente. I mittenti, dotati di elettrodi cerebrali e cuffie, sono stati posti di fronte ad un monitor con il videogioco ma senza possibilità di usare comandi: gli unici comandi in loro possesso per controllare il gioco erano i propri stessi pensieri ed imput cerebrali.
Dall’altra parte, i riceventi, di fronte anch’essi al videogioco ma stavolta con i comandi a disposizione, ricevevano lo stimolo proveniente dai mittenti, emesso da uno stimolatore magnetico transcranico, per dirigere le scelte di gioco. Il pensatore pensava alle mosse e il ricevente le percepiva, decidendo se eseguirle o meno.
“Abbiamo scelto di ricorrere a un videogioco sulla base di quello che volevamo dimostrare”, spiega Stocco. “Era importante evidenziare la possibilità di una connessione cerebrale in tempo reale, non in differita, e volevamo anche sottolineare l’aspetto collaborativo: che pensare un movimento ed eseguirlo diventassero compiti distribuiti tra due cervelli”.
Per consentire questo scambio di informazioni tra cervelli, è stato realizzato un software ad hoc: “Il software che abbiamo usato, conoscendo i parametri del segnale cerebrale del mittente legati al desiderio di muovere la mano, li traduce nei parametri che usa invece il destinatario quando ha intenzione di compiere questo gesto”, spiega Stocco. “Possiamo pensarlo come un semplice software di traduzione tra due lingue, per esempio tra italiano e inglese. Il software controlla tutto quello che il mittente dice in italiano, e quando registra la parola ‘mano’ si ferma e produce come output la corrispondente parola in inglese, ‘hand’”. Un sistema utile per comunicare sensazioni e stati d’animo senza parlare la stessa lingua, ma servendoci di un linguaggio universale e condiviso che abbatterà i consueti muri cultuali.
Il successo di questo esperimento dimostra la possibilità di creare una rete globale di cervelli connessi attraverso internet. Le menti collegate hanno agito da ricevitore e trasmettitore di dati mente-mente (brain-to-brain communication), ma anche mente-macchina (brain-to-machine communication). E’ possibile che in un futuro, sempre più prossimo, vi sarà la naturale evoluzione dell’Internet delle cose (IoT) in cui menti e device saranno collegati alla stessa rete e si possano scambiare dati per prendere decisioni e compiere azioni.
Quale potrebbe essere la potenzialità di mettere in relazione queste reti di cervelli e di cose con sistemi di Intelligenza Artificiale? Nasceranno nuovi individui ibridi metà macchina e metà Homo Sapiens Sapiens?