ROMA – Tutela i produttori e i consumatori da possibili frodi commerciali nei prodotti a base di grani antichi siciliani e allo stesso tempo preserva questo patrimonio per futuri programmi di miglioramento genetico, salvaguardando anche la biodiversità.
Sono gli obiettivi del primo studio su 40 varietà di grano siciliane, raccolti a partire dagli anni ’40 da Ugo De Cillis e Nazzareno Strampelli, padri fondatori della ricerca agricola italiana, oggi conservata presso la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia di Caltagirone.
Lo fa sapere il Crea che, insieme al suo Centro di Ricerca sulla Cerealicoltura e le Colture Industriali, ha partecipato allo studio insieme all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, all’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr di Palermo e alla Stazione Consorziale siciliana.
Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Plants’, ha preso in considerazione la caratterizzazione genetica e morfo-qualitativa della collezione di germoplasma di 27 varietà di grano duro, 1 di frumento tenero e 2 varietà storiche di grano duro; questo ha permesso di evidenziare la diversità genetica di ciascuno rilevando così un’impronta utile per la tracciabilità dei prodotti della filiera del grano antico.
In Sicilia, una delle regioni storicamente più importanti per la produzione di grano duro, si assiste da alcuni anni all’incremento delle superfici coltivate con varietà storiche locali per anni quasi dimenticate.
Si è sviluppata così una piccola filiera dedicata che ha portato all’iscrizione di 16 varietà di frumento siciliano locali, in aggiunta alle 3 già iscritte nel “Registro Nazionale delle varietà da conservazione delle specie agrarie e delle specie ortive”.