ROMA. A volte basta vedere i numeri per capire di cosa si parla: dal lancio sul mercato avvenuto nel 1980, ne sono state prodotte 250 milioni, e grazie ad esse sono state salvate 90mila vite umane. Un primato- quello delle centraline per airbag Bosch – che difficilmente potrà mai essere superato nel mondo dell’auto. Il nome più importante di questa storia è quello di Wadym Suchowerskyj, un ingegnere della Bosch che nel 1977 arrivò insieme al suo team a definire le caratteristiche utili per questo importantissimo dispositivo ‘salva vite’. Il progetto era stato commissionato dalla Mercedes e le prime centraline vennero fornite in tempo utile per i lunghi collaudi e per il debutto sulla W126, cioè la Classe S, che avvenne nel dicembre del 1980.
I primi esemplari dotati dell’optional SRS che comprendeva l’airbag guidatore e il dispositivo di pretensionamento delle cinture furono consegnati all’inizio del 1981, esattamente 40 anni fa. Nel 1987 grazie alla centralina Bosch fu reso disponibile l’airbag anche per il passeggero anteriore, e nel 1992 arrivò il montaggio di serie dell’airbag lato guidatore. Oggi, a 40 anni da quella tappa fondamentale, Suchowerskyj trasmette la sua esperienza a giovani colleghi come Hanna Späth, che in qualità di product manager è responsabile in Bosch di quella che oggi è la centralina airbag di 12ma generazione. Rispetto alla prima centralina – che era in grado di attivare un airbag e un pretensionatore delle cinture di sicurezza per il guidatore e, a richiesta, per il passeggero – l’attuale unità di controllo degli airbag di ultima generazione può attivare fino a 48 dispositivi di ritenuta e può anche attivare numerose altre funzioni come lo sblocco delle porte.
La centralina dell’airbag offre le massime prestazioni nel breve lasso di tempo immediatamente prima e durante un incidente, determinando in millisecondi se il sensore e i sistemi di valutazione devono attivare le diverse misure salvavita. “Non mi rendevo conto di quanto sarebbe diventata importante questa tecnologia un giorno – afferma Suchowersky – nel 1977 lo sviluppo mirava a ridurre l’allora ancora alto rischio di lesioni associate alla guida di un’auto. Per me, la prima domanda era come garantire l’affidabilità dell’elettronica. La sfida più grande all’epoca era garantire che l’unità di controllo facesse ciò che doveva fare in caso di incidente: proteggere gli occupanti. E ovviamente non attivare mai accidentalmente il gonfiaggio dell’airbag”.
Hanna Spath che oggi è responsabile della gestione del prodotto presso la sede di Abstatt prosegue con la stessa passione. “Siamo impegnati per rendere il nostro prodotto ancora più efficace, nello sviluppo, nelle vendite alle Case costruttrici e naturalmente nei confronti con il cliente finale”.
Fonte www.repubblica.it