“Quanto ci guadagnerei se tu fossi morto rispetto al divorzio?”: 29 anni in comune e una decisione drastica che prova dolore e depressione. Dal 29 maggio sulle piattaforme digitali esce il film autobiografico di William Nicholson
La separazione dopo un’intera vita insieme, il dolore di chi viene scaricato, il senso di colpa di chi si sente pronto a vivere, lo sguardo indecifrabile ma decisivo dei figli che a quello strazio assistono e che sono parte in causa a tutti gli effetti, la guerra che si instaura. “Le cose che non ti ho detto”, dal 29 maggio su tante le piattaforme digitali (Sky Primafila Premiere –Apple Tv – Chili – Google Play – Infinity – Timvision – Rakuten Tv – Cg Entertainment) è un film imperdibile perché scava nel profondo di ognuno di noi, degli equilibri precari di relazioni incancrenite e della difficile costruzione della propria consapevolezza, magari pacificandosi almeno con se stessi se non con la vita.
E per farlo si affida ad un’attrice straordinaria come Annette Bening che nonostante quattro nomination non ha mai vinto l’Oscar anche se si è aggiudicata due Golden Globe per “La diva Julia – Being Julia” e “I ragazzi stanno bene”. La storia di “Le cose che non ti ho detto” parte da quello che sembra un placido quadretto borghese: Grace (Annette Bening) ed Edward (Bill Nighy), sposati da 29 anni, vivono una vita tranquilla nella città costiera di Seaford,Inghilterra, in una casa piena di libri e oggetti accumulati nel tempo. Quando il figlio Jamie (Josh O’Connor) va a trovarli per il fine settimana, Edward lo informa che ha deciso di lasciare sua madre Grace.
Grace non accetta la decisione di Edward e cade in una depressione profonda. La reazione che arriva anche grazie all’aiuto del figlio è davvero da manuale. E un saggio potete averlo in questa clip che vi presentiamo in anteprima esclusiva nella quale la coppia e il figlio si confrontano nello studio dell’avvocato. Un piccolo saggio della bravura della Bening ma anche di ciò che tante donne lasciate da mariti in età avanzata sognerebbero di fare.
Quella domanda: “Quanto ci guadagnerei se tu fossi morto rispetto al divorzio?” fa sorridere amaro ma fa anche venire voglia di capire come si possa uscire da una situazione del genere, decidendo davvero di dirsi ciò che non si ha mai avuto il coraggio di affrontare. Una storia insomma che trasuda verità come d’altra parte ha ammesso il regista William Nicholson che possiamo scorgere negli occhi del figlio.