Un po’ auto e un po’ bici o, per meglio dire, triciclo – avendo quasi tutti tre ruote -, sono le velomobili. Esistono da anni, sono abbastanza diffuse in paesi come i Paesi Bassi e la Germania, ma negli ultimi tempi l’uscita di alcuni modelli a pedalata assistita le potrebbe portare alla ribalta anche in Italia.
Si inseriscono nel solco della mobilità alternativa, ma, rispetto alle bici tradizionali e ai monopattini hanno il grande vantaggio di non esporre l’utilizzatore agli agenti atmosferici, come la pioggia e il freddo, di essere più sicuri e di offrire una posizione di guida assai comoda permettendo la cosiddetta pedalata reclinata oggi in voga anche su diverse cyclette.
Le velomobili di ultima generazione stanno somigliando sempre più a piccole auto e nell’ambito urbano offrono prestazioni ad esse paragonabili.
Nel 2015 aveva fatto parlare di sé Zephyrus, il primo velomobile italiano, che con l’assistenza di un motore di appena 1,5 Kw di potenza prometteva di raggiungere i 100 km/h. Ha avuto forse il torto di uscire sul mercato troppo in anticipo.
L’ultima novità si chiama invece Frikar, un velomobile a quattro ruote prodotto dalla Podbike che assomiglia davvero tanto a una minicar.
Frikar è dotato di una carrozzeria aerodinamica e ultraleggera, della classica posizione di guida reclinata che permette di poggiare la schiena, e della propulsione assistita da un motore elettrico. Può arrivare fino a 60 km/h e ha un’autonomia delle batterie fino a 90 km.
Progettata per l’ambiente nordico, Frikar è una biposto molto attenta al confort e alla sicurezza. Opzionalmente può essere dotata di riscaldamento, di protezione anti-ribaltamento e di cinture di sicurezza. Per l’azienda che la produce, Frikar è “una parte vitale del futuro, è una scelta consapevole”.
Deve essere davvero una scelta consapevole, perché il prezzo non è troppo invitante: Frikar costa circa 6000 euro.
Al di là di un modello o di un altro – speriamo che presto il mercato offra altri competitors -, le velomobili (forse trovare un nome più appetibile, commercialmente potrebbe aiutare) potrebbero davvero essere la soluzione definitiva per abbinare mobilità privata e rispetto dell’ambiente.